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Il progetto

Contesto socio economico, strategie e obiettivi del distretto
Il sistema territoriale dell’area evidenzia una serie di criticità sul piano sociale ed economico, criticità riconducibili in parte alla struttura geografica della zona, in parte alle dinamiche che l’hanno interessata.

L’area rappresenta una zona marginale dell’Oltrepò Pavese con una dimensione media dei Comuni di tipo micro (sotto i 500 abitanti) e con processi di desertificazione commerciale intensi. A Calvignano, ad esempio, non esiste più alcun negozio e nelle altre realtà si sta resistendo.

Numerose sono le ragioni che concorrono a determinare il processo di desertificazione commerciale nei territori a bassa densità insediativa, quali i piccoli comuni di montagna, spesso soggetti a dinamiche di spopolamento e invecchiamento della popolazione poiché i giovani tendono ad andare a risiedere nelle zone di fondovalle o nei principali centri urbani maggiormente dotati di servizi e di opportunità occupazionali. Questo comporta una contrazione nella domanda di beni espressa dalla popolazione locale sicché la mancanza di un solido mercato di prossimità minaccia la sopravvivenza degli esercizi commerciali, il cui volume di affari può ridursi al punto da rendere insostenibile il mantenimento dell’attività in esercizio.

La competitività degli esercizi di vicinato è inoltre minacciata dalla presenza diffusa di medie e grandi strutture di vendita collocate nelle zone di fondovalle: economie di scala e bacini di utenza più ampi consentono a queste strutture di praticare prezzi di vendita più competitivi, in grado di rispondere ad una domanda che gode di una sempre maggiore possibilità di mobilità sul territorio.

Si registra, inoltre, un progressivo invecchiamento degli imprenditori commerciali che gestiscono i piccoli esercizi di vicinato.

La mancanza di forme di ricambio generazionale nella gestione dell’attività, che potenzialmente potrebbero introdurre innovazioni nella gestione del punto vendita, non di rado si accompagna ad una progressiva obsolescenza del punto vendita stesso, riducendone ulteriormente l’attrattività. Anche laddove piccoli esercizi commerciali in comuni a vocazione turistica possono trarre vantaggio dall’integrazione tra domanda di beni espressa dalla popolazione residente e flussi di acquirenti non locali, le economie di cui queste strutture possono avvantaggiarsi risultano fortemente compromesse dal problema della stagionalità della quota di domanda espressa dai turisti. Il mantenimento degli esercizi commerciali in contesti a bassa densità insediativa e con tendenza alla desertificazione commerciale è fondamentale in quanto il commercio assolve ad una funzione di servizio per la popolazione e di presidio di funzioni urbane sul territorio.

Le dinamiche demografiche ed economiche tendono ad alimentarsi vicendevolmente, dando avvio a quello che può essere definito un circolo vizioso di declino: al diminuire della domanda di beni fa seguito la chiusura del servizio commerciale e la mancanza di servizi di prossimità induce la popolazione a spostarsi verso centri maggiormente dotati di servizi. Il cittadino consumatore deve invece poter avere accesso al commercio di prossimità e l’offerta deve soddisfare le esigenze della domanda, sia in termini di varietà dei prodotti, sia in termini di prezzi, che devono essere commisurati alle esigenze di tutti gli strati sociali.

L’esercizio commerciale è potenzialmente anche un luogo di aggregazione sociale e culturale, nonché luogo di commercializzazione di beni prodotti dal mercato locale. La specializzazione nella vendita di prodotti tipici locali, infatti, può favorire sinergie tra attività commerciali e turismo.

Infine, in contesti quali i piccoli centri urbani (di montagna) lontani da uffici pubblici, l’esercizio commerciale può essere l’occasione per svolgere congiuntamente più attività dando vita a esercizi polifunzionali: attraverso l’utilizzo di terminali appositamente collocati all’interno dell’esercizio e gestiti da personale competente, è possibile offrire alla popolazione servizi della pubblica amministrazione. Inoltre, i commercianti possono offrire anche altri servizi di pubblica utilità, quali la consegna a domicilio della spesa, ma anche farmaci, pasti caldi ecc. In questo modo si confermerebbe ulteriormente la valenza di servizio propria degli esercizi commerciali di vicinato.

Vi è inoltre da sottolineare che se lo studio delle dinamiche demografiche dell’area presenta un aspetto fortemente negativo per la contrazione numerica dei giovani ed il mancato ricambio generazionale, tuttavia registra anche segnali di stabilizzazione grazie alla presenza di cittadini stranieri ed alle nuove dinamiche urbane che generano un altro fenomeno interessante legato alla ricerca di nuovi contesti sociali od abitativi da parte sia di anziani ancora perfettamente autosufficienti che cercano una dimensione di vita serena e garantita da una rete di servizi sia sanitari che legati allo svago che al benessere.

Indagini recenti rivolte a giovani residenti hanno reso evidente come sempre più questi siano orientati a rimanere nel proprio territorio se appena si evidenziano le condizioni di sostenibilità che non necessariamente sono legate al lavoro ma piuttosto ad una rete di servizi ed a una condizione diffusa di “facilità di vita”. Esiste inoltre una forte motivazione da parte di cittadini metropolitani a progettare una nuova dimensione di lavoro nell’area rurale legata al territorio, ai prodotti tipici, all’accoglienza. Questo fenomeno è anche stimolo di idee e modalità di muoversi nuove, di maggiore dinamismo e rappresentano un prezioso contributo per la crescita del territorio e nel contempo un elemento di “pressione” sulla gestione dei servizi e sulle dinamiche pubbliche in generale.

Il territorio del Distretto è stato comunque coinvolto dalle dinamiche classiche delle aree montane. L’area piena di naturale bellezza ambientale non è riconducibile a nessun modello classico di turismo. E’ da pochi anni che si è andato definendo un modello di turismo cosiddetto rurale conseguenza di una evoluzione delle esigenze della clientela cittadina, maggiormente orientata verso la ricerca di micro-turismi legati alla scoperta di prodotti tipici, delle dimensioni “minori” della cultura, di una forma più vera di relazioni umane.

Pertanto, la principale risorsa del Distretto dei Borghi e Castelli è il territorio medesimo intendendo con questo termine il complesso delle risorse, umane e ambientali, effettivamente spendibili vista la vicinanza a Milano o alle grandi direttrici di percorrenza (autostrade, stazioni ferroviarie) che avvicinano la zona ai flussi turistici principali. Da uno studio condotto sul mercato tedesco ed austriaco, è emersa una grande attenzione verso l’Oltrepò come prodotto “similare” alla Toscana, ma più facilmente raggiungibile e a minor costo.

Nei principali documenti di programmazione lo sviluppo locale è stato costantemente incardinato sulla valorizzazione turistica dell’area. Il turismo viene identificato come fattore in grado di dinamizzare, in un circolo virtuoso, tutte le attività imprenditoriali dell’area, grazie alle attuali condizioni del mercato che, mentre tendono a standardizzare prodotti, consumi e stili di vita, amplificano anche la domanda di diversità e tipicità, poiché la società contemporanea tende ad accelerare e a differenziare le proprie esigenze di natura qualitativa.

Il turismo può costituire il motore dello sviluppo del distretto poiché permette di dinamizzare le attività economiche tradizionali e di valorizzare le specificità culturali locali, offrendo inoltre ai giovani nuove possibilità di impiego e frenando l’esodo rurale.

Negli ultimi anni si è registrata una costante crescita dell’interesse dei turisti verso questo territorio, come punto di incontro tra ambiente, prodotti tipici, cultura, si sono moltiplicate le fiere e le mostre collegate ai prodotti locali: una promozione, anche se non coordinata, che genera una nuova richiesta di prodotti di qualità e mette in movimento un flusso turistico motivato dal prodotto locale, che rappresenta comunque una componente anche del turismo culturale, religioso e turistico, nonché di quello collegato al benessere.

A fronte di queste opportunità, il comparto del commercio, si caratterizza per un sistema fondato su micro-imprese operanti per lo più a livello locale, che non sono ancora riuscite a darsi una comune dimensione organizzativa di qualità. Non esiste una cultura diffusa e omogenea di accoglienza, cura e servizio rivolto al cliente, una sia pur minima verifica del livello di soddisfazione o di esigenze diverse, un processo di fidelizzazione, un servizio di orientamento al prodotto, di individuazione anche stradale dei punti vendita. L’incontro tra domanda e offerta avviene per lo più in occasione delle sagre e mostre organizzate dalla rete delle pro-loco e dei Comuni, ma ancora su un piano individuale, senza alcuna sinergia, con evidente dispendio di risorse e diminuzione dell’impatto complessivo.

Una delle principali difficoltà per le imprese locali è da ricondursi alla ridotta presenza di strumenti di aggregazione e coordinamento tra aziende che operano nello stesso settore e/o nella stessa filiera produttiva. Le imprese appaiono infatti condizionate da un elevato individualismo a tutela di un’autonomia che ne rappresenta talvolta un vincolo allo sviluppo, limitandone la crescita dimensionale. La promozione e lo sviluppo di sistemi di integrazione permanenti consentirebbe infatti di cogliere opportunità comuni e di godere di economie di scala in attività strategiche come la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti–servizi e/o di nuovi mercati (es. ricerche di mercato, partecipazione a fiere e mostre, ecc), così come la partecipazione a commesse e opportunità commerciali di maggiore dimensione economica.